L’ospizio della trinità
Uno degli esempi meglio conservati della regione di questo tipico istituto di solidarietà e dell’assistenza medioevali. Disposta all’interno di una corte cui si accede ancora oggi attraverso un basso arco di pietra, la piccola casetta a due piani si è conservata perfettamente.
Il piano terreno contiene una camera dove i pellegrini venivano ristorati, mentre il piano superiore era adibito a dormitorio.
Ciò che caratterizza inconfondibilmente questa casa sono gli affreschi e i segni che ne adornano l’esterno disposti a coronamento della facciata esterna.
Attribuiti a Matteo e Tommaso Biazaci di Busca e databili intorno al 1455 – ’70, gli affreschi raffigurano la Trinità e la Vergine con il bambino in trono.
La Trinità è rappresentata secondo l’iconografia “orizzontale”. Ben presto considerata rozza e respinta dalla Chiesa che già non comprendeva il profondo simbolismo della figura che presenta le tre persone, Padre Figlio e Spirito santo, come tre busti maschili identici che emergono dal medesimo corpo. Ignoto è, invece, l’autore della figura frammentaria di Sant’Antonio Abate sulla sinistra della parete.